Roberto Scippa
A fare il cantautore, oggi, ci vuole anche un certo coraggio. Intendiamoci: per i “vecchi” ascoltatori sarai spesso paragonato ai “mostri sacri”, quelli “storici”, ed invariabilmente avrai qualcosa in meno. Per i giovani ascoltatori “non avrai lo stesso ritmo di…”, sarai stato “troppo attento al testo”, avrai messo “poche chitarre elettriche”, oppure “troppe chitarre elettriche”, sei troppo “chitarra plin plin”… Insomma, è una vitaccia davvero.
Le alternative non sono molte: o fondi una band di heavy metal ed il tuo pubblico, magari di nicchia, se hai un minimo di attitudine, ce l’avrai sicuramente; oppure, simbolicamente, getti il tuo sasso nello stagno, tiri dritto, scrivi i testi, componi le musiche, arrangi il tutto dando importanza anche alla parte strumentale, bilanci il più possibile il lavoro complessivo e lo presenti al pubblico.
Roberto Scippa ha realizzato un album, Vagando dentro, dai toni delicati, vagamente malinconici, in cui parla (forse) di sé, utilizzando tra l’altro iperboli, frasi ellittiche, parafrasi, ma non disdegnando di esprimere preoccupazioni e pensieri strettamente legati al mondo reale, quello odierno, che offre si molte opportunità, ma anche, e soprattutto, molte difficoltà e la necessità di ricercare degli angoli di tranquillità in cui potersi dedicare a ciò che “piace” e non, sempre, a ciò che “si deve” fare.
Ascoltando il disco si nota, forse, la mancanza di uno o due brani “trainanti”, quei brani che, magari grazie ad un riff che ti rimane in testa, oppure ad una frase particolarmente “fulminante” o detta in un certo modo, “caricata” a dovere, mette quel paletto attorno al quale far ruotare il lavoro. Qui siamo di fronte a dodici tracce davvero ben realizzate, curate e realizzate “con amore”, perché davvero da ogni nota traspare la partecipazione, non solo artistica, ma emotiva ed affettiva che Scippa ha messo in ognuna di esse.
Il limite, se vogliamo, è una certa omogeneità, su cui vale però la pena di fare una riflessione: se chi si pone all’ascolto di un nuovo disco cercando di cogliere quelle sfumature che ad un primo approccio possono sfuggire, lo fa concedendosi del tempo, allora sicuramente troverà più di un motivo di interesse e di coinvolgimento; realisticamente, però, un’audience così attenta è merce rara, rarissima, e dunque occorre tenere in debito conto che l’ascoltatore “medio” coglierà solo a sprazzi questi messaggi.
L’importante, allora, diventa il veicolarli in maniera tale da colpire l’attenzione, stupire, almeno in minima parte, così da attirare l’ascoltatore meno attento verso un approccio più ragionato; ovvio che per fare ciò sia necessario un compromesso fra profondità ed immediatezza, ed è qui che occorre capire se, ed in che misura, questo compromesso sia accettabile. Perché il rischio, grosso, è che ciò che arriva dal profondo, ciò che davvero interessa far passare, sfiori l’obiettivo senza centrarlo, disperdendosi e scivolando via.
01. L’invisibile presente
02. Canzone al lavoro
03. Il mio corpo di cristallo
04. Al rogo dei perchè
05. La testa che gira a vuoto
06. In un giorno del duemila
07. Mistero nel profondo
08. Un re
09. Una stella danzante
10. Vagando dentro
11. L’energia per le stelle
12. Lo spettacolo del nulla
13. L’amore inizia così
Roberto Scippa: voce, cori, chitarre acustiche, chitarra elettrica, armonica, percussioni Dodo Versino: pianoforte, tastiere Alessandro Gilardi: violino acustico Matteo Bultrini: batteria, percussioni Paolo Di Orazio: batteria Fabio Ponta: basso Matteo Portelli: basso, chordette Giada Arcangeli: cori