Rita Marcotulli - Javier Girotto - Luciano Biondini
Se sul piano esecutivo è fuor di dubbio che questo bellissimo album attinga da tutte e tre le entità in campo (più lo stesso Pasquale Minieri, marito di Rita Marcotulli, con le sue sempre calibrate, essenziali pennellate elettroniche), è innegabile che la prima responsabile dell’opera sia la pianista romana, autrice di tutti i temi tranne I due ubriaconi (duetto Girotto/Biondini), nonché demiurga indiscussa delle atmosfere, così squisitamente sue, che innervano il lavoro.
L’avvio è quieto, vaporoso, in prevalenza palleggiato fra piano e fisarmonica (fisiologicamente più presenti, nel totale, dei sassofoni girottiani): da subito si respira un’eleganza assoluta, senz’altro beneaugurante. Dopo il citato duetto tutto al maschile, si va comunque al cuore (anche proprio qualitativo, e per ampiezza) del disco con L’amore fugge, nelle cui maglie Girotto s’insinua al baritono (più spesso lo si ascolta al soprano, lo strumento che del resto più lo caratterizza, con quel suono tirato, struggente, inconfondibile), il tutto miscelando con grande abilità dinamismo e morbidezza. Gli afrori del tango, che il mantice di Biondini sparge con generosità lungo tutto il disco, iniziano a farsi massicciamente avvertibili nella Vanità, che sfocia del tutto naturalmente nel Piccolo Principe, altro pezzo da novanta, fra sospensioni visionarie e impennate repentine.
Non da meno è Nothing Lasts for Long, di un descrittivismo dolente, accentuato dal pathos lirico emanato a pieni polmoni dal soprano di Girotto. Dopo l’arioso I danzatori delle stelle, ecco il tango lieve di Vanità apparente, in avvio per il solo Biondini, cui poi si aggiungono i compagni in una sorta di elegante, vivace fugato in cui la penna di Rita si avverte con assoluta chiarezza, verso una danzabilità che si fa ancor più marcata in Bambini nel tempo, mentre il solo pianoforte attraversa il breve Interludio che segue, sorta di ponte verso l’accoglimento della fisarmonica per Nel mare colore del vino, fino all’epifania conclusiva col brano che intitola il disco, episodio quanto mai variegato, e come tale sorta di quintessenza dell’intero lavoro. Che – lo si sarà capito – merita la massima attenzione.
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01. L’essenza dell’essere
02. I due ubriaconi
03. L’amore fugge
04. La vanità
05. Il piccolo Principe
06. Nothing lasts for long
07. I danzatori delle stelle
08. Vanità apparente
09. Bambini nel tempo
10. Interludio
11. Nel mare colore del vino
12. Variazioni su tema
Rita Marcotulli: pianoforte Javier Girotto: sax soprano e baritono Luciano Biondini: fisarmonica Pasquale Minieri: elettronica