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Lemuri il visionario

Viaggio al centro di un cuore blu

Sarebbe meraviglioso vivere in un mondo in cui i cinepanettoni non li fanno più. Qualcuno che li apprezza potrebbe criticare e dire: se non ti piacciono, basta che non li guardi. È da qui che nasce la malinconia, quel senso di malessere che tanto andava di moda nel Romanticismo e che si è tramutato nel corso del ‘900 come un senso di non appartenenza al presente, di esternazione della propria esternazione.

Se però diventa una Malinconia rivoluzionaria, come la canzone più rappresentativa e ben riuscita di Viaggio al centro di un cuore blu, allora è tutta un’altra storia. Il gruppo denominato Lemuri il visionario immagina e crea un mondo in cui tutto ciò che ci produce malinconia cessa di esistere, così da poter “volare” verso una vita che vale la pena di essere vissuta a pieno. E come ogni canzone ben riuscita nel suo intento rivoluzionario, non è solo il testo che ci sconvolge, ma anche altri particolari ci mettono le ali: lo strano modo che si usa nel creare uno iato sulla metrica della parola rivoluzionaria, quasi a sottolinearne un ossimoro latente; la struttura formidabile che non segue la classica successione di strofe e ritornelli, ma ben quattro parti riprodotte due volte, più dei nessi strumentali; un tessuto reggae con aperture pop, in cui quello che potrebbe essere considerato il ritornello, fa volare mentre la voce dice volerai. Purtroppo tutta questa fantasia, che viene appunto esaltata nel suo posto di comando, non pervade così tanto tutto l’album, che piuttosto si assesta su un impianto abbastanza classico, da musica leggera italiana, sicuramente di buona fattura, ma con degli spunti musicali non all’altezza del brano descritto. È certo anche interessante il brano d’apertura Dolci promesse.

Ma in generale nella classicità sta la forza di questo disco: per esempio nel bellissimo racconto di La vita è un palcoscenico, che presenta pure degli interessanti giochi metrici. Oppure intrigante è il filone dell’inutilità che pervade un po’ tutto il disco, un vanità come prodromo della malinconia (ben più affascinante dell’altro temo della rivalsa in cui esce fuori la grana da Biagio Antonacci del cantante Vittorio Centrone), la quale in Malinconia rivoluzionaria scompare solo con la fantasia, ma in buona sostanza rimane, perché i cinepanettoni nella realtà li fanno ancora. In questo filone rientrano Niente da dire, Un disertore, Don Chisciotte, Il viaggiatore immobile e Cose inutili, sicuramente la più riuscita musicalmente. Insomma un album che ha qualcosa da dire, nonostante affermi il contrario.

Foto di Fabrizio Stefan

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Lemuri il visionario
  • Anno: 2021
  • Durata: 57:47
  • Etichetta: Vrec Music Label

Elenco delle tracce

01. Dolci promesse
02. Malinconia rivoluzionaria
03. Niente da dire
04. La vita è un palcoscenico
05. Il mondo perfetto
06. Un disertore
07. Sarò diverso
08. Mentre piove
09. Don Chisciotte
10. Il viaggiatore immobile
11. Cose inutili
12. Controcorrente
13. Ha tutte le carte in regola

Brani migliori

  1. Malinconia rivoluzionaria
  2. La vita è un palcoscenico
  3. Cose inutili