Vito lo Re ha un curriculum di tutto rispetto. Partendo da studi classici e con un percorso che conseguentemente ha portato alla direzione d'orchestra di repertorio lirico e sinfonico. Ma accanto a quest'ultimo, sono stati molti i contatti con artisti italiani e stranieri di musica extra colta. Inoltre è anche compositore con attività intensa per quanto riguarda il teatro, la televisione (Il sesto senso su Rai3 condotta da Donato Carrisi) e il cinema con il film La ragazza nella nebbia. Proprio la settima arte è l'ispirazione di 35 mm, un album che nelle intenzioni tende a segnare un punto importante nella carriera musicale di Lo Re. Innanzitutto perché pubblicato da Stradivarius, un'etichetta da sempre impegnata in produzioni coraggiose e comunque legate ai linguaggi di frontiera. Poi per l'ispirazione che tende a creare brani di carattere descrittivo senza però la narrazione di un'unica storia: senza scomodare paragoni importanti, ma è una prassi che ricorda quella dei Quadri di un'esposizione di Modest Musorgskij. Infine per la quantità delle tracce, ben 23, che non inficiano sulla durata complessiva del disco quanto costringono l'ascoltatore a cambiare approccio più volte. Intanto va detto che il risultato finale è nel segno dell'eccellenza seguendo una strada che nei paesi anglosassoni è molto più battuta che da noi, ovvero la Light Music (che letterariamente traduciamo con musica leggera, termine da tempo correlato alla forma canzone).

Le musiche di Lo Re descrivono storie fantastiche e che a loro volta devono essere immaginate da chi ascolta. Tra i modelli musicali troviamo John Williams, autore tra l'altro delle musiche di Harry Potter, di Luis Bacalov e di Ennio Morricone. Ma un ascolto più attento mostra la ricerca di un linguaggio originale, sorretta da trattamento sicuro dello strumento orchestra sia come direzione sia come strumentazione. Ed ecco che possiamo apprezzare l'iniziale ed epica Ships on the Ocean, la melodia de La prigionia di Alisia e di Back Home, l'atmosfera western di Chasing in the Grand Canyon, il ritmo di La telefonata. Un album che non presuppone un ascolto distratto, ma che al tempo stesso può rilassare e far pensare a una storia tutta da inventare. 

Altri articoli di Michele Manzotti

Alessia d’Andrea