Almamegretta
Sono
tornati con Vulgus dopo aver
trascorso come anime migranti i due anni che li separano dal loro penultimo
album, “Almamegretta presents Dubfellas”, e lo hanno fatto portando con sé
sonorità di terre lontane. E’ un sound come sempre denso di molte
culture quello degli Almamegretta,
tutte provenienti dal Sud – dell’Italia o del mondo – e che di quello stesso
Sud racconta vicissitudini e paure, ma del quale poi si avverte in sottofondo
la scanzonata capacità di affrontare ogni tipo di difficoltà a pieno petto. Ancora
una volta reggae, dub, rap ed elettronica miscelati sapientemente a un melting
pot di dialetti e lingue differenti, espressioni tutte di uno stesso disagio,
ma non solo, della stessa voglia di vivere, nonostante tutto.
“Vulgus” non è né più né meno che
il ritratto di quell’Italia delle persone comuni, quella che si affanna per
sopravvivere tra lo stipendio che non basta e le bollette da pagare, lavoratori
stanchi e sfruttati e piccola grande criminalità (più o meno) organizzata. Così,
tra un synth, una chitarra elettrica e quell’atmosfera che richiama fortemente bazar
e incantatori di serpenti, ci si addentra alla scoperta di quattordici tracce
che hanno sempre qualcosa da dire. Su
tutte la title-track fornisce un panorama esaustivo di cosa andremo ad
ascoltare dopo, quando si alterneranno pezzi in cui è marcata la matrice reggae
(Just Say Who è cantata da Horace Andy, una delle più importanti
voci della scena reggae giamaicana nonché vocalist dei Massive Attack) ad altri
molto più vicini alla scena urban, come Pompei
Day con la sua rappresentazione di uno stato d’animo cupo e spaventato –
esattamente quello di un popolo inseguito da un fiume di lava – o gli spiccati
innesti elettronici disseminati nelle sonorità di tutto il lavoro.
Ma “Vulgus” è anche l’album della
ritorno di Raiz, che con Guarda Annanz' si sente di nuovo un po’
a casa, e di una delle unioni tra tradizione e modernità più rappresentative di
ciò che sono sempre stati gli Almamegretta: quella con Piero Brega, che in E Da
Piccolo Fanciullo Incominciai riprende il canto popolare salentino “Lu
rusciu te lu mare” adattato agli
orizzonti sonori dei titolari.
«Ma addò sta a felicità?», si
chiedono ad un certo punto gli Almamegretta. La agognano tutti la felicità, il
difficile è afferrarla veramente. E se questo disco non è proprio uno
scacciapensieri, certamente è uno di quei lavori da ragionarci su, e magari
capire.
01. Vulgus
02. High And Dry
03. Guarda Annanz’
04. Just Say Who
05. Mo Basta
06. Primmavera Nova
07. Che A Fa’
08. E Da Piccolo Fanciullo Incominciai
09. Bum Bum
10. What Have You Done?
11. Pompei Day
12. Black Wave
13. Shangri La
14. Just Say Who – Gaudi Rootikal Rmx
Gennaro Tesone:
batteria
Paolo Polcari: tastiere
Mario Formisano: basso
Fefo: chitarre
Lucariello: voce
Zaira Zigante: voce
Marina Mulopulos: voce
Giuseppe De Angelis: chitarre
sperimentali
Vincenzo Carpentieri: chitarre
Princess Julianna:
voce
Raiz: voce
Horace Andy: voce
Piero Brega: voce
Giuseppe Lanzetta: voce
Napo: voce