ultime notizie

Lilith Festival: Genova tra pop, rock ...

di Alberto Calandriello Periodo di intensissima attività per l'Associazione Culturale Lilith, punto di riferimento per la cultura a Genova ed in Liguria, che da pochi giorni ha dato il ...

Almamegretta

Vulgus

Sono tornati con Vulgus dopo aver trascorso come anime migranti i due anni che li separano dal loro penultimo album, “Almamegretta presents Dubfellas”, e lo hanno fatto portando con sé sonorità di terre lontane. E’ un sound come sempre denso di molte culture quello degli Almamegretta, tutte provenienti dal Sud – dell’Italia o del mondo – e che di quello stesso Sud racconta vicissitudini e paure, ma del quale poi si avverte in sottofondo la scanzonata capacità di affrontare ogni tipo di difficoltà a pieno petto. Ancora una volta reggae, dub, rap ed elettronica miscelati sapientemente a un melting pot di dialetti e lingue differenti, espressioni tutte di uno stesso disagio, ma non solo, della stessa voglia di vivere, nonostante tutto.

“Vulgus” non è né più né meno che il ritratto di quell’Italia delle persone comuni, quella che si affanna per sopravvivere tra lo stipendio che non basta e le bollette da pagare, lavoratori stanchi e sfruttati e piccola grande criminalità (più o meno) organizzata. Così, tra un synth, una chitarra elettrica e quell’atmosfera che richiama fortemente bazar e incantatori di serpenti, ci si addentra alla scoperta di quattordici tracce che hanno sempre qualcosa da dire. Su tutte la title-track fornisce un panorama esaustivo di cosa andremo ad ascoltare dopo, quando si alterneranno pezzi in cui è marcata la matrice reggae (Just Say Who è cantata da Horace Andy, una delle più importanti voci della scena reggae giamaicana nonché vocalist dei Massive Attack) ad altri molto più vicini alla scena urban, come Pompei Day con la sua rappresentazione di uno stato d’animo cupo e spaventato – esattamente quello di un popolo inseguito da un fiume di lava – o gli spiccati innesti elettronici disseminati nelle sonorità di tutto il lavoro.

Ma “Vulgus” è anche l’album della ritorno di Raiz, che con Guarda Annanz' si sente di nuovo un po’ a casa, e di una delle unioni tra tradizione e modernità più rappresentative di ciò che sono sempre stati gli Almamegretta: quella con Piero Brega, che in E Da Piccolo Fanciullo Incominciai riprende il canto popolare salentino “Lu rusciu te lu mare” adattato agli orizzonti sonori dei titolari.
«Ma addò sta a felicità?», si chiedono ad un certo punto gli Almamegretta. La agognano tutti la felicità, il difficile è afferrarla veramente. E se questo disco non è proprio uno scacciapensieri, certamente è uno di quei lavori da ragionarci su, e magari capire.

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento


In dettaglio

  • Produzione artistica:
  • Anno: 2008
  • Durata: 64:40
  • Etichetta: Sanacore Records/Edel

Elenco delle tracce

01. Vulgus     
02. High And Dry     
03. Guarda Annanz’     
04. Just Say Who     
05. Mo Basta     
06. Primmavera Nova     
07. Che A Fa’     
08. E Da Piccolo Fanciullo Incominciai     
09. Bum Bum     
10. What Have You Done?     
11. Pompei Day     
12. Black Wave     
13. Shangri La     
14. Just Say Who – Gaudi Rootikal Rmx

Brani migliori

  1. Vulgus
  2. Just Say Who
  3. Bum Bum

Musicisti

Gennaro Tesone: batteria
Paolo Polcari
: tastiere
Mario Formisano
: basso
Fefo
: chitarre
Lucariello
: voce
Zaira Zigante
: voce
Marina Mulopulos
: voce
Giuseppe De Angelis
: chitarre sperimentali
Vincenzo Carpentieri
: chitarre

Princess Julianna: voce
Raiz
: voce
Horace Andy
: voce
Piero Brega
: voce                             
Giuseppe Lanzetta
: voce
Napo
: voce