honeybird & the birdies
“La storia di questo album comincia con una visita ginecologica. La cantante e polistrumentista italo-americana Monique “Honeybird” Mizrahi si reca dalla propria ginecologa per una visita di routine. Alla fine del controllo la dottoressa le consiglia caldamente: “You should reproduce!”…
È chiaro che lo sconcerto che può far seguito ad una esortazione simile, soprattutto quando il soggetto destinatario è una musicista, non può fare altro che scatenare una reazione: perché non creare qualcosa, intorno a questa frase? Ed allora, fornito il titolo da parte della dottoressa in questione non resta che costruire un album… si, ma come?
La storia si fa ancora più interessante, perché i costi di produzione sono proibitivi, i tempi non sono certo dei migliori, ed allora ecco l’idea di rivolgersi alla rete per cercare di farsi finanziare il lavoro (idea che già un famoso gruppo prog-rock inglese, i Marillion, mette in pratica da anni, ma in Italia è una primizia, pare…): 150 persone appoggiano l’idea, vengono raccolti 5.846 €. e dunque si può partire… Un parto (i riferimenti ginecologici si sprecano…!!!) così tortuoso non poteva fare altro che dare luogo ad un risultato decisamente composito: tante idee, tanti stimoli, letterari, artistici, geografici, politici, insomma un’urgenza di raccontare utilizzando, insieme, strumenti tradizionali e moderni, perché se pout pourri dev’essere, lo deve essere fino in fondo, nei testi, ma anche nei suoni, nei linguaggi e negli arrangiamenti.
Honeybird & the birdies, dunque, provano a raccontare storie prese da vari luoghi, dagli States al Burkina Faso, dalla periferia di Roma al Mali, e lo fanno utilizzando uno schema musicale volutamente frammentato: definire il “genere” di quest’album è puro esercizio mentale, ed il risultato potrebbe anche non arrivare mai.
You Should Reproduce è musica suonata in totale libertà, non definibile e comunque non inquadrabile in un canone preciso: ci sono elementi “etnici”, ritmi “tribali”, svolte sudamericane, sprazzi di psichedelia; basso e percussioni, Federico Camici e Paola Mirabella, definiscono in modo molto autorevole il cammino, gli strumenti a corda lo percorrono, la voce ne interpreta le asperità, le curve, salite e discese, Enrico Gabrielli e Rocco Marchi arricchiscono l’insieme curandone i dettagli.
Se si è curiosi riguardo a quale direzione possa intraprendere la musica in un prossimo futuro, ebbene questo lavoro offre certamente una serie davvero ricca di opzioni possibili, condensate fra l’altro in poco più di mezz’ora; da questa piccola cornucopia di suggestioni potrà sicuramente trarre ulteriore ispirazione la questa giovane band, ma anche altri che avranno il piacere di ascoltarli, o di andare a vederli dal vivo.
01. To the earth’s core
02. Elastic stares
03. East village
04. Where d’ya live yo?
05. Swimming underwater
06. Canopy dream
07. Eine kalte geschichte
08. Perejil
09. Cajaffari
10. You should reproduce
Monique Mizrahi (Honeybird): charango, guitar, berimbau, vocals, triangle, psychedelic and electric fuzz guitar - Paola Mirabella (P-Birdie): drums, cajon, ukulele, vocals, steel drum, tambourine, pentola, main guitar - Federico Camici (Walkietalkiebirdie): bass, U-bass, double bass, vocals, Eko Tiger, diamonica, Analog Korg Ms10 Synth - Enrico Gabrielli (Oclarinobird): balafon, woodwinds, piano, drums, bass clarinet - Rocco Marchi (Diatonicbird): Comet organetto