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Aidoru

Zodiaco Elettrico

Interpolare la musica classica con la musica rock non è mai stato il sogno di nessun musicista classico, salvo rare eccezioni; viceversa, provare ad interpretare la musica classica attraverso una strumentazione ed un approccio tecnico e sonoro dichiaratamente rock è un’operazione che, fin dai primissimi anni ’70, se non addirittura dalla fine degli anni ’60, ha stuzzicato la curiosità di più di un musicista.

Gli esempi più eclatanti, a partire dai Moody Blues di Days of Future Passed per giungere sino a John Lord (Concert For Group And Orchestra) e Rick Wakeman (The Six Wives Of Henry VIII), sottolineano il fatto che molto spesso musicisti rock con solide basi classiche hanno concepito lavori che potessero raccogliere entrambi gli aspetti del proprio background musicale, coinvolgendo in queste operazioni anche artisti che non provenivano da scuole di musica o conservatori.

A distanza di oltre quarant’anni, questa fascinazione pare essere ancora immutata, ed il desiderio di sintetizzare la musica cosiddetta “colta” con quella più dichiaratamente rock anima ancora band relativamente giovani, che non hanno certamente vissuto il periodo pionieristico in cui la fusione fra rock e classica era quasi una sfida nei confronti di entrambi gli ambienti musicali.

Zodiaco Elettrico, quinto album della band cesenate degli Aidoru, non ha, anche perché non sono più necessari, i crismi della sfida: chi fa musica rock non ha la necessità di mettersi in competizione con il variegato mondo del pop, proprio perché le motivazioni, gli stimoli e gli obbiettivi da raggiungere sono profondamente e radicalmente differenti.

Qui non si parla di musica realizzata per “apparire”, ma ci si trova di fronte al chiarissimo obbiettivo di allargare il proprio orizzonte andando a “sconfinare” in territori meno battuti, muovendosi su terreni meno conosciuti, un po’ per testare le proprie capacità, un po’ per la curiosità di capire, alla fine, cosa possa venire fuori da un esperimento eseguito di persona.

In fondo, se vogliamo dare un senso vero alla definizione di “rock progressivo”, dobbiamo associarlo ad intenzioni di questo tipo: chi è partito da lidi conosciuti dirigendosi verso situazioni musicali non ancora sperimentate ha contribuito a gettare dei ponti fra mondi apparentemente lontani.

Ed allora ecco che il Tierkreis, ovvero Zodiaco, composizione musicale realizzata, fra il 1974 ed il 1975, da Karlheinz Stockhausen (qui nella foto), e formata da dodici melodie ognuna rappresentante un segno zodiacale, diviene il banco di prova sul quale il quartetto romagnolo decide di giocare le proprie carte, con l’obbiettivo di coniugare le sperimentazioni sonore del maestro di Kerpen con l’attitudine strumentale di un gruppo sperimentale moderno.

Inutile dire che l’album va centellinato, magari dopo aver ascoltato i brani originali del musicista tedesco, e questo proprio per comprendere quanto il lavoro svolto sia, contemporaneamente, tanto filologicamente rispettoso quanto musicalmente innovativo.

Il risultato finale, paradossalmente, considerando anche che la musica classica contemporanea non è esattamente agevole da approcciare (sia nell’ascolto che nella rielaborazione), è un album molto “atmosferico”, di forte impatto emotivo ma non eccessivamente complesso… risultato che, viste le premesse, era tutt’altro che scontato.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Aidoru Associazione
  • Anno: 2012
  • Durata: 38:09
  • Etichetta: Interno 4 Records / NdA Press

Elenco delle tracce

01. Capricorn

02. Aquarius

03. Pisces

04. Aries

05. Taurus

06. Gemini

07. Cancer

08. Leo

09. Virgo

10. Libra

11. Scorpio

12. Sagittarius

13. Capricorn (reprise)

 

Brani migliori

  1. Cancer
  2. Virgo
  3. Libra

Musicisti

Dario Giovannini: chitarra, Fender Rhodes, bicchieri, mandolino  -  Diego Sapignoli: drum-machine, percussioni, finger snap, glockenspiel, batteria, metalli, melodica, campioni, eco, maracas, cowbell, bicchieri, piatto  -  Mirko Abbondanza: basso, finger snap, fischio  -  Michele Bertoni: chitarra, tastiera, shaker