La solita scorpacciata di dischi di fresca pubblicazione, con tre possibili linee-guida, tanto per non perdere la bussola…
Come da nostro titolo, oggi i fil rouges dell’odierna galoppata all’interno della solita selva di dischi sono essenzialmente tre: gli strumenti a corda, le corde… vocali e gli ottoni. La sequenza di album centrati sulle corde della prima specie (cioè non vocali) parte con Piccola impresa irregolare (Dodicilune), doppio cd del chitarrista acustico indo-americano Krishna Biswas in duo col pianista toscano Giovanni Vannoni, ottanta minuti (quindi poco più di un singolo lungo) di dialogo abbastanza fitto, formalmente impeccabile ma magari un po’ scolastico, di maniera, con poca anima, poco pathos. Alla chitarra elettrica si produce invece Alberto N.A. Turra, lambendo terreni ben più – diciamo così – etno-rock in Jinn (Felmay), lavoro notevole, carico – qui sì – di pathos e fragranze varie, in coppia con l’oud di Peppe Frana, il quale è poi fra gli ospiti di un altro cd Felmay, A World of Lullabies del polichitarrista milanese Val Bonetti, disco enciclopedico ma al tempo stesso esteticamente molto coeso i cui estremi possono esser colti ancora tra un folklore più o meno onnivoro e una chiara matrice country-blues. Disco a sua volta di pregio, anche se magari meno poeticamente pregno del precedente.
Il grossetano Fabrizio Bai, infine (per questa prima tornata), praticamente coetaneo di Bonetti (1977 contro 1976), dirige in Alto Mate (ancora Dodicilune) un trio in cui il jazz entra con una certa chiarezza, trio, peraltro, depositario di tutta una tradizione squisitamente europea propria delle formazioni a corde (qui completata da violino e contrabbasso), molto cantabile, leggibile, colloquiale. Disco magari non originalissimo, ma di estremo buon gusto.
Un altro quartetto, col pianoforte (Umberto Petrin) al posto del basso, e poi Tino Tracanna al sax soprano e Roberto Cecchetto, chitarra ed elettronica, firma Lunatics (Caligola), il cui “comandante in capo” è Francesco D’Auria, lui pure batterista ma non solo. Disco di tratto elegante e geometrie mai banali.
Se per intero alla firmataria dell’album, la cantante Francesca Gaza, si deve il materiale presente in Sfiorire (Tuk), lavoro composito, mai banale, fra song e jazz contemporaneo (e altro ancora), poesia in senso stretto è quella che, in penna e voce, Carlo Invernizzi “presta” al trombettista Massimo Donà (primo ottone in scaletta), decisamente avvezzo a operazioni del genere, in Frammentità (Caligola), in cui agisce un quintetto-base (più ospiti) che fa per intero il suo dovere, laddove è una volta di più la convivenza con l’elemento poetico a porre più di un interrogativo. Del quintetto fa parte un secondo ottone, Mauro Ottolini, trombonista come Filippo Vignato, voce-guida di Blue Roads (Cam Jazz), cd intestato al quintetto, a sua volta international, Pipe Dream, con Hank Roberts, cello e voce, e poi tastiere, ancora vibrafono e batteria. Musica piena, articolata, frutto di tante teste ma felicemente unitaria. Tromba e flicorno soprano sono poi gli strumenti di Alessandro Presti, cui si deve Intermezzo (800A), brani tutti suoi eseguiti da un quintetto coi fiocchi (Tittarelli, Lanzoni, Evangelista, Morello) e con una loro fisionomia, magari figli di molto jazz trascorso, ma non per questo banali o rimasticati, di una coerenza stringente, palpabile.
Un discorso analogo può riguardare pure Ritmico non ritmico (Novantiqua) dell’oboista-sopranista Max Fuschetto, alla testa di un settetto di tratto più squisitamente cameristico (due archi, chitarra, ancora flicorno, piano, marimba) cui si aggiunge in un paio di brani la nobile tromba di Luca Aquino. Maggiore, in questo caso, l’impatto compositivo, il che ci introduce ottimamente agli ultimi due cd di giornata. Il primo è Girotondo (We Insist!, incisione del 2014) del contrabbassista torinese Enrico Fazio, lavoro singolarissimo, scandito come l’omonima opera (titolo originale Reigen) di Arthur Schnitzler, nello specifico attorno a dieci duetti concatenati (uno esce, un altro entra, rimane e poi esce a sua volta, e così via), con esiti a tratti esaltanti (ci sono Arcari, Locatelli, Mandarini, Parrini, ecc.). L’altro cd, l’ultimo, è TMR (Aut), acronimo di Tuscany Music Revolution, tredici elementi (Sutera, Novali, Braida, Calcagno, Pissavini, Di Benedetto, Kouaté...) colti in un’improvvisazione senza rete che ha tutte le stimmate dell’opera altamente meditata e felicemente calibrata. Insomma esemplare.
www.dodiciluneshop.it/
www.felmay.it/
www.ilkmusic.com/products/maniscalco-bigoni-solborg-canto
www.paolosorge.com/
www.tcbrecords.com
www.caligola.it/caligola-records-27/
https://davinci-edition.com/product/c00577/
https://weinsistrecords.com/
www.tukmusic.com/it/catalogue/sfiorire/
www.camjazz.com/labels/cam-jazz/8052405144058-blue-roads-cd.html
https://alessandropresti.bandcamp.com/album/intermezzo
www.maxfuschettomusic.com
https://tuscanymusicrevolution.com/it/