Siamo il Paese del Belcanto. Ma proprio per questo siamo sempre stati
circondati da straordinari solisti e da pochi gruppi che hanno fatto dell'armonia
vocale la propria espressione artistica. Forse oggi qualcosa sta cambiando e la
strada indicata da una formazione rivoluzionaria (un aggettivo che va
sottolineato con forza) come il Quartetto
Cetra inizia a essere percorsa da vari cantanti che scelgono la
condivisione di un progetto dove il primato della voce è tale da fare a meno
degli strumenti musicali, il cosiddetto canto a cappella. Spesso ci troviamo di
fronte alla reinterpretazione in chiave vocale di brani conosciuti piuttosto
che di un repertorio originale come capita nei paesi anglosassoni e in
Germania. Ma è anche vero che le voci senza accompagnamento hanno un loro
fascino particolare. Per questo L'Isola che non c'era inizia un viaggio tra i
gruppi del nostro Paese che hanno scelto questa espressione artistica
nell'ambito della musica popolare. Un percorso che comincia parlando con Fausto Caravati.
Caravati è presidente e direttore
artistico dell’associazione culturale Solevoci
con la quale collabora seguendo programmazioni concertistiche di livello
nazionale e internazionale. Nato a Varese, ha trentasette anni e studia musica
da quando ne aveva cinque. Oltre alla formazione strumentale classica, nel 1986
risulta determinante per il suo percorso artistico e musicale l’incontro con il
canto corale. Ha studiato direzione di coro pop e jazz con prestigiosi docenti
e gruppi del panorama internazionale come Matthias Becker e Kirby Shaw. E'
sicuramente la persona più adatta con cui fare il punto della situazione su
questo fenomeno.
«Direi che negli ultimi cinque-sei anni ho notato un notevole sviluppo
in Italia del canto a cappella, sono nati molti gruppi vocali a mio parere
grazie al notevole numero di concerti e seminari dedicati organizzati in tutta
la penisola. Però è stato proprio nel 2008 che abbiamo avuto una crescita di
interesse principalmente grazie alla trasmissione X-Factor. Un programma, anche se a mio parere di mediocre livello,
che ha però permesso di far conoscere al grande pubblico alcuni gruppi vocali
(ricordo principalmente i Cluster e
i Sei Ottavi) che abitualmente eseguono concerti in teatri
e piazze delle nostre città e che hanno potuto avere una maggiore visibilità.
Ora stiamo a vedere cosa succede, l'interesse che si era creato per la musica a
cappella all'epoca dei Neri per Caso
al Festival di Sanremo si sta
riproponendo in un modo più ampio. Di certo oggi possiamo contare su molte
strutture competenti che permetteranno a questo genere musicale di continuare a
sorprendere e siamo sicuri che al termine delle "mode televisive" la
musica a cappella non si perderà per strada. Ad esempio al concorso di Graz in
Austria ben sette gruppi vocali italiani sono stati ammessi alla fase finale»
Ogni anno lavori all'allestimento di Solevoci, ci spieghi come è nata
l’idea? «E’ dal 1999 che organizzavo a Varese un festival Gospel, ma nel 2003
ho voluto concretizzare la passione per la musica vocale in un evento che lasciasse il segno. In quella memorabile ed unica manifestazione come mai in Italia si era
visto, si esibirono sul palco del teatro Apollonio di Varese i più importanti
gruppi vocali a livello mondiale. In due fine settimana infatti si sono
ascoltati i concerti di Swingle Singers, Take 6, King Singers, M-Pact, The House Jacks, Flying
Pickets. Da quell’anno Solevoci è diventato il punto di riferimento per la
musica vocale grazie allo sviluppo di nuove iniziative quali Solevoci Camp, Solevoci Competition e il portale www.solevoci.it.
Come associazione culturale operiamo
anche all’interno di istituti scolastici
con il progetto Music Play – Suonare
la Voce. E mi piace ricordare che tra i nomi che Solevoci ha portato sui palchi e piazze italiane ci sono i Rockapella (primo concerto in Europa), gli svedesi Real Group, i cubani Vocal Sampling, i già citati Cluster che adesso, dopo X-Factor, sono molto richiesti».
Ci sono altri luoghi in Italia dove si promuove la musica vocale? «Ricordo
Viva Voce, il festival a cappella di
Treviso, CorreVoce il nuovo festival
di Torino, gli incontri di Mondovì e
il premio Voceania che ogni anno
premia i migliori gruppi vocali d'Italia a Roma. Mi fa piacere anche dare
all’Isola che non c’era la notizia dell'imminente uscita della prima raccolta
di musica a cappella italiana grazie alla collaborazione tra Solevoci e il
marchio Preludio. Il prodotto si chiamerà A
Cappella Made in Italy. Con questo ultimo disco posso confermare che il
mondo a cappella in Italia è in grande crescita e che le persone che lo
circondano stanno lavorando a fondo per creare progetti di qualità».
Infine c’è anche il Caravati cantante... «E’ vero, nel
2006 è iniziata una nuova sfida
artistica con i Maybe6ix. Attraverso la fruttuosa collaborazione con
quattro eclettiche voci attive nel panorama pop italiano: Tony Guerrieri, Luca
Giugno, Tommaso Ferrandina e Krishna Nagaraja e un ottimo arrangiatore quale Alessandro
Cadario, lavoro al fine di diffondere il meglio della musica pop italiana con
arrangiamenti originali (dello stesso Cadario) che utilizzino le sole voci.
Anche in questo caso all’Isola annuncio che nel 2009 presenteremo il nostro cd».