Nella
seconda puntata della nostra rubrica dedicata ai gruppi vocali inizia la panoramica sulle maggiori formazioni del
nostro Paese che si dedicano al canto senza accompagnamento musicale Michele
Manzotti incontri L’Una e Cinque,
sorta di pionieri del genere in Italia.
Tra il 1997 e il 1998 erano ospiti fissi
della trasmissione di Paolo Limiti. Una presenza televisiva assidua di un
gruppo a cappella dieci anni prima del fenomeno X-Factor. Dire che L'Una e Cinque è stato il primo gruppo a mostrare sul
piccolo schermo come si può cantare senza l'accompagnamento di strumenti forse
è troppo (spesso la formazione era infatti insieme all'orchestra), ma possiamo
sicuramente indicarlo tra i pionieri del genere in Italia. Vengono dal Piemonte
e dall'anno della loro fondazione sono ospiti fissi di istituzioni
concertistiche in Italia e in Europa. La
loro base è infatti prevalentemente classica ma jazz, canzone italiana fanno da
sempre parte del loro repertorio. Ne parliamo con il fondatore del gruppo, Marco Andrioletti.
La prima curiosità riguarda
l'origine del vostro nome. «E’ l’orario
in cui si decise il nome del gruppo. Cercavamo un nome italiano, che nulla
avesse a che fare con la musica o con generi musicali. Era il novembre del 1995
e per coincidenza, all’epoca, il gruppo era composto da una voce femminile e
cinque voci maschili».
Quale repertorio avete
deciso di affrontare? «Dal 1995 a oggi il repertorio a cappella è stato
arricchito da brani che spaziavano dal Jazz allo Spiritual, dalla musica
italiana ai brani classici rinascimentali, dalle composizioni inedite ai pezzi
di musica popolare italiana. In alcuni casi abbiamo cantato con accompagnamento
strumentale: trio Jazz, quartetto d’archi e orchestrazioni di musica pop
realizzate da noi. Inoltre alcuni
adattamenti per gruppo vocale sono stati reperiti sul mercato e rivisti secondo
le nostre esigenze, altri sono
arrangiamenti e trascrizioni fatti all’interno del gruppo, altri ancora sono
lavori realizzati da musicisti con cui collaboriamo».
Eseguite i vostri concerti con l’ausilio
dell’amplificazione, anche nel caso del repertorio classico? «Nella maggior parte dei casi, sì. Per
situazioni particolari facciamo a meno dell’amplificazione ma ci premuriamo di
modificare il programma del concerto, facendo una precisa selezione dei brani
da eseguire. Ci capita spesso, inoltre, di tenere concerti che potremmo
definire più “intimi”, perché eseguiti in piccole sale o chiesette; in questo
caso è veramente inadeguato cantare con l'amplificazione. A volte, il nostro
repertorio non necessita comunque di molta potenza sonora. L'amplificazione in
tal caso serve solo per migliorare l'ascolto a maggiore distanza. Nel 2003, per
esempio, abbiamo cantato in una chiesetta antichissima sita su un colle senza
energia elettrica. Era un pomeriggio di giugno e naturalmente abbiamo cantato
senza amplificazione. Per
le esibizioni all'aperto invece l'impianto è praticamente obbligatorio. Mi piace ricordare quello dell'agosto 2006 a Bergamo, in Piazza Vecchia. Un luogo molto
suggestivo e tra i più belli d'Italia».
Avete cambiato più volte elementi in
formazione: come si entra a far parte di L’Una e Cinque? «Tramite audizione, ma soprattutto cerchiamo di
incontrare persone che condividano i nostri valori, posseggano le giuste
capacità umane, artistiche e professionali e desiderino sviluppare questo
genere musicale e di vocalità. Poi c’è l' interesse per il canto polifonico, la
passione per la ricerca interpretativa e l'orientamento al lavoro musicale e in
squadra. Con il canto sperimentiamo la musica e le tecnologie. Il nostro lavoro
si basa su requisiti di abilità tecnica, ricerca interpretativa, fusione delle
voci ed attenzione per repertori anche molto lontani tra loro. C'è chi si
impegna più intensamente sul progetto, chi ne prende parte come cantante, chi
fa entrambe le cose. Nel gruppo, ogni componente mette a disposizione
l'esperienza maturata in ogni campo: dal conservatorio al lavoro in studio di
registrazione, in radio, in aziende, in teatro e nelle scuole».
Il gruppo si chiama l'Una e Cinque perché
eravate in sei, ma ora siete in cinque.. «Siamo stati
in sei solo nell’anno 1996; per alcune situazioni particolari anche in otto. Tradizionalmente
e nei concerti, sempre in cinque di cui due presenze fisse, gli altri
componenti variano a seconda delle circostanze e del repertorio. Proprio per
questo non cantiamo sempre con lo stesso ruolo. Ci sono brani che richiedono
delle interpretazioni particolari, o brani le cui linee si adattano meglio alle
voci che svolgono altri ruoli, a volte, lo scambio, avviene anche soltanto per passione.
Per questo nel nostro ultimo disco abbiamo voluto inserire un brano con una
voce maschile in falsetto che canta la linea del soprano: cambiare e
sperimentare anche cambiando ruolo sono due requisiti per noi molto importanti».
Parliamo
proprio di questo disco autoprodotto The Renaissance Project, dal jazz ai
madrigali il passo non è semplice….«Certo, sono pezzi difficili. All’epoca non c’erano i
microfoni quindi si doveva cantare in un modo diverso. Ma siamo stati convinti
dalla bellezza e la contemporaneità dei testi. La realizzazione è stata curata
da me e da Gianluca Savia. Gianfranco Montalto ha invece cercato i brani. Tutto
il lavoro si è svolto al nostro interno.
Il nostro disco non rispetta sicuramente i canoni classici del canto
rinascimentale. L' obiettivo era quello di interpretare pagine musicali del
Rinascimento europeo con sonorità diverse, mettendo in gioco il nostro percorso
nel jazz, la passione per il pop e l’intento è anche quello di far conoscere a
un pubblico più vasto un repertorio molto affascinante: ovvero il pop del cinquecento!»
L’ultima domanda: da cosa deriva
la scelta di cantare a cappella? «Ci si sente liberi: cantare a cappella è come
fare ginnastica a corpo libero. Richiede esercizio, creatività, molta passione,
senso di squadra. Un'esperienza artistica e umana straordinaria che non può
prescindere dalla formazione di un team affiatato».
L’Una e Cinque
Susanna Mantoan
Roberta di Lorenzo
Carlo Perillo
Gianfranco Montalto
Marco Andrioletti
Produzione e Direzione Artistica: Marco
Andrioletti
Discografia
L’Una e Cinque,
autoprodotto, 1997
The Renaissance Project,
autoprodotto, 2006 (distribuito in Giappone)