L’incontro
con il gruppo veronese Quartettomanontroppo avviene in
occasione della finale del festival Solevoci a Varese dove
hanno portato la loro vocalità abbinata a elementi comici e
teatrali. Un’esperienza diversa da quella di molti ensemble vocali
più legati alla tecnica. Anche per questo tutti e quattro i
componenti del gruppo si alternano di volta in volta alle risposte
in una continuità di spunti che abbiamo poi riunito insieme.
Come
mai un gruppo vocale si è legato a uno spettacolo con spunti
teatrali, c'erano esperienze passate in questo senso? «Siamo partiti
prevalentemente con un progetto di teatro musicale. Quello di un
quartetto vocale comico legato al teatro , al limite del cabaret. La
cantante precedente a Silvia infatti era più un’attrice legata a
quel genere. Ora le cose sono un po’ cambiate. Silvia è molto più
cantante così come lo siamo noi, così anche la nostra esperienza va
più verso la voce. Stilisticamente abbiamo qualche possibilità in
più tanto che siamo qui a Solevoci, che è un ambiente diverso
rispetto a quelli che frequentiamo. Sinceramente eravamo convinti che
non ci prendessero, dato che non abbiamo uno stile analogo agli altri
gruppi vocali, quella che abbiamo ascoltato da queste formazioni è
musica che difficilmente faremo. Invece già essere entrati in
finale ci ha fatto piacere. Siamo più legati a canzoni che abbiano
possibilità drammaturgiche come quelle del Quartetto Cetra,
non siamo dei virtuosi. Infine la nostra comicità deve avere molto
garbo e talvolta non ha bisogno nemmeno delle parole: a volte le
cose si comprendono grazie al collegamento tra i brani dato che
possiamo partire da una cantata di Bach e arrivare a una canzone
popolare».
Ma
le canzoni che avete fatto non sono necessariamente comiche, come
scegliete il repertorio? «Scegliamo i brani belli e che ci
piacciono. Lo spettacolo che portiamo in giro è dedicato all'amore e
quindi la scelta delle canzoni è dedicata a quelle con questa
tematica e che ci davano la possibilità di giocare un po’. A
volte le cose vengono fuori a caso. Succede anche che studiamo
canzoni che poi non utilizziamo perché non riusciamo a incastrarle
con le altre».
Avete
menzionato i Cetra ai quali avete dedicato un omaggio, che
significato hanno per voi? «Il contatto con i Cetra e con Virgilio
Savona ha avuto origine con la nostra prima formazione. Virgilio
ci ha passato alcuni brani con degli appunti scritti a mano
personalmente. Poi abbiamo avuto contatti con il figlio Carlo. Hanno
piacere che venga riproposto il repertorio senza che venga fatto come
i brani originali, ma che abbia uno sviluppo legato al musical o al
teatro canzone. E qui torniamo al fatto che è difficile collocarci.
Certo, non siamo un pubblico da locali perché la gente ci deve
comunque ascoltare. Una volta ci hanno fatto smettere dopo 2 minuti e
15 secondi !».
Siete più da Dvd che da Cd, ma con il disco avete voluto fermare qualcosa? «Abbiamo fatto il Cd per diffondere il nostro spettacolo, infatti lo proponiamo alla fine del concerto in modo che lo spettatore del nostro spettacolo ne possa avere un ricordo. Qui a Solevoci ci hanno valutato non solo per le qualità vocali, ma anche per altri aspetti. Certo, è un Cd autoprodotto, come fanno in tanti, ma ci serviva per avere del materiale promozionale. Il prossimo sarà sicuramente diverso».
Infine
come mai l’idea dell’amore per il vostro spettacolo? «E' nata
cercando un tema, un canovaccio. Lavoriamo in sintonia con un video
in maxischermo, con dei personaggi che interpretiamo noi stessi:
una dottoressa, una pornostar, la suora, il divo, e poi c'è un
finale con un filmato legato a Via col Vento. A volte invece
lo spettacolo vede solo il gruppo a cappella. L’idea era comunque
quella di attraversare anche vari momenti musicali, dalle canzoni ai
madrigali, dove anche in questo caso sono presenti aspetti teatrali.
Un brano come la Formicula, che ha il tema dell'Oselin de
la comare, ci dava la possibilità di recitare senza scadere
nella volgarità, il cui rischio è sempre dietro l'angolo. Infatti
il primo regista che ci seguiva veniva dal cabaret e dovevamo
sfrondare tante forzature che aveva proposto. Poi passiamo agli anni
'60 (con personaggi come Luigi Tenco, Little Tony,
Fred Buscaglione ) e notiamo che il pubblico apprezza molto».
Quartettomanontroppo
Silvia Manfrini
Raffaella Benetti
Luigi Paganotto
Piet Paeshuyse
Discografia
Ma l’amore… che cos’è?, Euphonia, 2008.