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Ripresa autunnale con vista Top Jazz

Un po’ di album più o meno meritevoli di attenzione alla vigilia dell’imminente consultazione fra addetti ai lavori sulla produzione degli ultimi dodici mesi.

 

Riprendiamo in qualche modo da dove c’eravamo lasciati nella nostra puntata agostana: la fisarmonica di Carmine Ioanna, allora in duo con Luca Aquino, oggi con Luca Roseto, sax alto e soprano, primo firmatario di Irpinia (Videoradio), album di dichiarata memoria popolare (irpini sono entrambi i performer) svolto mediante un dialogo abbastanza fitto, pieno (non sempre), lambendo ora il tango (Ioannaio), ora atmosfere francesi un po’ alla Galliano (Fu rosso rubino). Un paio di ospiti nei brani finali (dieci in totale) concorrono alla sostanziale riuscita di un cd non banale.

Sempre in duo Prima luz (Felmay), stavolta fra pianoforte (Antonio Vivenzio) e batteria (Alberto Pederneschi). Qui tutto appare un po’ più calligrafico, alla lunga prevedibile, per quanto rigoroso e attraversato da una felice vena melodica. Trattasi del resto di un album d’esordio, laddove ben più rodato è un altro duo, Pericopes (Emiliano Vernizzi, sax tenore, e Alessandro Sgobbio, tastiere), per l’occasione rinforzato dal batterista americano Nick Wight. Il relativo cd s’intitola Legacy (Auand) e in realtà non è che entusiasmi granché: vi si coglie un’artificiosità di fondo che appare come una specie di museruola che impedisce alla musica (a tratti non male) di espandersi compiutamente, risultando come plastificata, incellofanata, poco spontanea.

Un trio di struttura ben più canonica (per eccellenza) è quello del pianista bresciano Oscar Del Barba completato da basso e batteria che firma Ox (Dot Time), album di bella vitalità sotto il profilo sia climatico che inventivo, non ovvio o impomatato come spesso accade a chi rimastica un organico così battuto.

Altri due trii, entrambi con un sassofono al posto del piano, bussano alla nostra porta. Il primo è capitanato dal tenorista Luca Segala (foto in alto) e firma La rete di Indra (Amirani), album di sicuro spessore creativo, ottima sinergia di gruppo e solidità globale, su terreni avanzati ma senza salti nel vuoto. Il che vale a conti fatti anche per Strade (Slam) del trio composto da Giovanni Ferri, sax alto, Mirco Ballabene, contrabbasso ed elettronica, e Mirco Bindelli, percussioni, aperto da un tango dinoccolato un po’ alla Willem Breuker e svolto poi su temperature generalmente corporee, dirette, con un pizzico di leggibilità in più rispetto a Segala.

Tirando un po’ le fila (strumentali) dei quattro trii di cui ci siamo fin qui occupati, eccoci al Roberto Ottaviano QuarkTet (foto sopra), protagonista di Sideralis (Dodicilune). Ne fanno parte Alexander Hawkins al piano, Michael Formanek al contrabbasso e Gerry Hemingway alla batteria, vale a dire tre riconosciuti maestri dei rispettivi strumenti, come del resto lo stesso Ottaviano (qui impegnato su sax soprano, sopranino, alto e baritono). I percorsi sono tutto sommato meno arditi di quelli che i quattro sono soliti battere individualmente (tranne, forse, Hawkins), in favore di un dialogare molto aperto, anche solare, disinibito, che accontenterà molti.

Un altro quartetto, sempre con un piano trio (Giovanni Guidi, Mattia Magatelli, Attila Gyárfás) a interagire stavolta con un trombone, è quello di Filippo Vignato (foto sotto), che firma con Harvesting Minds (Cam) il secondo album a suo nome (il primo, “Plastic Breath”, gli è valso nel 2016 l’elezione a nuovo talento dell’anno nel Top Jazz, il referendum indetto da “Musica Jazz”, per il 2017 ormai prossimo alla stretta finale). Il nuovo cd è bellissimo: pieno, rigoglioso, di estremo equilibrio complessivo, anche con generose vetrine per i singoli. L’ideale quadratura del cerchio, insomma.

E chiudiamo segnalando un cd decisamente sui generis, fin dalla confezione: un libretto rettangolare, senza titolo, con un cd, appunto, nella tasca interna. L’ha realizzato (per Stella Nera Dethector) la Piccola Orchestra Artigianale degli Improvvisatori di Valdapozzo, formazione amatoriale nata da un’idea di Luca Serrapiglio, docente al conservatorio di Alessandria, e forte di una ventina abbondante di musicisti impegnati nell’improvvisazione – diciamo così – guidata. L’ora e più di musica (dieci parti) che occupa il cd presenta situazioni alquanto diversificate (anche negli esiti), ma è l’idea di base a meritare attenzione. Anche perché si è avuto il coraggio e la lungimiranza di documentarla.

 

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